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Eremo di San Cassiano a Lumignano


La presenza della Chiesa di San Cassiano risale al 1164.
Un documento testimonia che San Cassiano era dipendente dalla chiesa padovana, a cui appartenne almeno fino al XIVº secolo. Nei secoli successivi San Cassiano costituì una rendita di cui beneficiavano i canonici padovani, ma non costituendo più una buona fonte di guadagno, l'Eremo fu definitivamente abbandonato, finché alla fine del XVIº secolo passò sotto la giurisdizione del vescovo di Vicenza. La chiesa viene descritta senza copertura, con i muri cadenti, senza nessun altare.
Si parla anche dell'esistenza, davanti alla chiesa di San Cassiano, di una cappella nella quale era raffigurato "il sepolcro di nostro Signore Gesù Cristo". Nella parte superiore il solaio era crollato e la sacrestia, situata dietro la chiesa, distrutta. A conclusione della visita il vescovo Priuli ordinò alcuni lavori di restauro. Lo storico vicentino Francesco Barbarano, infatti, afferma che un discepolo di Antonio Pagani, fratello della Compagnia della Croce, si era ritirato nell'Eremo di San Cassiano con la licenza del Pagani fin dal 1580, e nel 1582 ancora vi risiedeva.
Sempre secondo il Barbarano, a San Cassiano lo stesso Pagani veniva predicare a una grande moltitudine di persone. Il luogo continuava dunque a suscitare grande devozione nelle anime dei fedeli che lo frequentavano, nonostante il cattivo stato in cui si trovava la chiesa. La Chiesa di San Cassiano è un oratorio privato di proprietà di Geronimo Dottori, nobile padovano, a cui spetta la cura dell'edificio e il mantenimento degli eremiti che egli stesso elegge come custodi del luogo. Si tratta probabilmente dell'altare tuttora esistente, sotto la cui mensa vi sono delle grate di ferro, dove erano conservate le reliquie di San Leonino XI, vescovo di Padova, e di San Basilide.
Secondo la descrizione fornitaci dal Barbarano nel XVIIº secolo, nella chiesa si conservavano alcune reliquie di San Cassiano, "portatevi da Fra' Giovanni, che molto tempo habitò in esso Eremo, e il giorno della sua festa concorre grande quantità di popolo a venerarle".
Nella visita del vescovo Rubini a San Cassiano non si fa menzione di reliquie, ma la notizia ci viene confermata da un certificato della loro veridicità, firmato dal vescovo di Imola, che dichiara di aver consegnato al prete Giovanni di Soria, eremita nella chiesa di San Cassiano, "un pezzettino dell'osso della coscia del glorioso martire San Cassiano, protettore della città di Imola".
Tanta copia di opere devozionali, arredi e reliquie attiravano a San Cassiano moltitudini di fedeli, con l'usuale accompagnarsi di credenze e leggende popolari, quali il desiderio di cercare sollievo a certi dolori stendendosi "in una sepoltura cavata nel sasso, fatta a similitudine di un huomo - come annota il Barbarano - molti che patiscono mal di schiena vi si stendono dentro per divozion, e si risanano".
Si tratta di tredici tombe, dieci delle quali ancora visibili, mentre le altre sono state ricoperte dopo lo scavo di studio. Quattro erano all'interno dell'edificio primitivo o nel vano adiacente; le restanti erano esterne, nelle immediate adiacenze e nel Covolo Dipinto. Nessuna tomba è rimasta integra: alcune sono state rasate quasi completamente, in epoche non databili, per livellare il pavimento, altre sono state accomodate per interventi edilizi successivi. Delle lastre di copertura sono rimasti frammenti nelle vicinanze: una, capovolta, è servita per completare la scala di accesso all'Eremo.
Gli ultimi studi concordano nel ritenere la loro costruzione posteriore a quella del primitivo edificio eremitico, datandole tra il VIº e l'VIIIº secolo. Sono pertanto del periodo longobardo, ma nulla lascia concludere che siano longobarde.
Ricordiamo infine la tradizione, riportata sia dal Castellini sia dal Barbarano, riguardante la regina Adelaide che, nel Xº secolo, si vuole sia stata ospite a San Cassiano, di che, afferma il Barbarano, "ancora per tradizione si conserva la memoria, et si mostra una picciola caverna dove si dice che lei habitava...".
La chiesa di San Cassiano rimase proprietà della famiglia Dottori fino alla fine del XVIIIº secolo, quando venne ceduta a Nicolò del fu Girolamo, nobiluomo padovano della famiglia Leoni. Ma già l'11 dicembre 1825 Nicolò Leoni cedette a sua volta San Cassiano a Giovanni Federico di Lodovico da Schio, alla cui famiglia appartiene tuttora.
Eremo di San Cassiano
- Lumignano di Longare - Var. del Sent. N.3

- visite: vedi sito ufficiale
- informazioni: cell. +39 329 0432599
- e-mail: csproteo@gmail.com
- web: https://sites.google.com/site/clubspeleologicoproteo/eremodisancassiano

Lumignano - "L' Eremo di San Cassiano" (2015)

(Video di Andrea Bonan)


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